venerdì 27 gennaio 2012

AFFRONTARE IL SURF


PROVARE L’IMPATTO CON L’ONDA


Le note che seguono propongono in forma di sintesi le poche ma necessarie manovre per appoggiarsi sull'onda.frangente.

E’ necessario imparare come affrontare l’impatto con le onde frangenti in prossimità e fino a riva, se si deve approdare in sicurezza senza alternativa.

Questo argomento sia pur limitato a poche informazioni non può escludersi dal novero delle conoscenze facenti parte del proprio bagaglio tecnico.

L’esecuzione da un certo punto di vista è abbastanza divertente anche se ci si “inzuppa” un pò!

Per qunto riguarda l'approdo a riva,pertanto:
• con prua verso riva, iniziare prendendo in considerazione onde piccole frangenti in prossimità della riva ;
• mettersi con decisione subito paralleli alle onde attendendo il loro arrivo tenendo la pagaia verso l’esterno sollevata, pronta per eseguire la manovra d’appoggio, cucchiaio verso l’alto;
• nell’immediato arrivo dell’onda inclinarsi con lo scafo verso di essa appoggiando la pala sulla cresta , opponendo all’impatto l’inclinazione del busto attraverso l’azione combinata dei fianchi e del bacino.

Se l’onda passa (al di sopra  dello scafo) attendere altra onda per avvicinarsi  ancora di più a riva;
Non abbandonare la posizione perchè via via, ci si avvicina ( di lato)  finchè si troverà il "momento"giusto  per mettersi in posizione di prua e quindi terminare la manovra con l'arrivo a terra.

Se non si impatta con l’onda quasi sempre si corre il rischio di capovolgersi.

Una volta sicuri di come gestire l’impatto ripetere più volte l’esercizio anche in giorni diversi prima di affrontare la prova completa che comprende l’ avvicinamento alla costa e l’approdo a riva.

Per quanto al modo per uscire al largo affrontando l'onda frarngente, vedere il video seguendo qunto in appresso::

 porsi con l'nda di fianco(sinistro o destro non importa);
 iniziare a pagaiare tenendo costantemente lo sguardo all'onda che arriva;
 inclinarsi con il busto verso l''onda che sta per arrivare;;
 appoggiare la pala della pagaia sull'onda per raddrizzarsi.

NON APPENA POSSIBILE E NEL MOMENTO IN CUI LA CANOA SI SPOSTA OBBLIQUA
SULL'ONDA, APPROFITTARE DI TALE MOMENTO E CON DECISE PAGAIATE USCIRE AL LARGO.
La sequenza video mostra l’inclinazione del busto verso l’onda nonché l’appoggio della pagaia in acqua e la posizione così assunta per uscire verso il largo.

martedì 27 ottobre 2009

LA CARENA DEL KAYAK


LE FIGURE RAPPRESENTANO LA DIVERSA SEZIONE DI 4 SCAFI E LA SEZIONE DI UNO SCAFO LARGO E DI UNO SCAFO STRETTO.


STABILITA’ LATERALE DEL KAYAK

Se si prende in considerazione la sezione trasversale mediana di quattro tra le più diffuse carene , si ricavano le sagome raffigurate in alto. Per ciascuna di esse, si sono sperimentalmente accertati due “momenti” di stabilità, in relazione all’oscillazione laterale dello scafo immerso.

STABILITÀ INIZIALE (Initial Stability), rappresentata dalla resistenza al capovolgimento quando il Kayak è diritto e stabile, cioè senza oscillazione in qua o in là rispetto al suo asse longitudinale.

STABILITÀ FINALE (Ulimate Stability), rappresentata dal punto ideale oltre il quale avviene il capovolgimento; punto che si trova immediatamente dopo la condizione di massimo equilibrio, durante l’inclinazione laterale del Kayak.
Delle quattro sezioni in alto raffigurate gli scafi relativi presenteranno i seguenti caratteri di stabilità:
Fig. 1 Bassa iniziale /Alta finale
Fig. 2 Alta iniziale /Bassa finale
Fig. 3 Buona iniziale /Moderata finale
Fig. 4 Moderata iniziale /Buona finale

Caratteristiche della carena degli scafi raffigurati in alto

Fig. 1 Scafo con carena ad ampio raggio di curvatura;
Fig. 2 Scafo con carena a linea piatta;
Fig.3 Scafo con carena a “V”
Fig.4 Scafo rotondeggiante e linea carena limitatamente piatta

MIGLIORAMENTI PER LA STABILITA'

Ø Una bassa posizione del seggiolino aumenta la stabilità;
Ø Alti fianchi del Kayak aumentano la stabilità finale, ma aumentano l’influenza laterale del vento sullo scafo;
Ø Uno scafo a “forte” e “dura” struttura complessiva può incrementare la stabilità iniziale a spese della velocità.
Ø Il pagaiatore deve trovarsi seduto al centro di gravità dello scafo, che grosso modo si trova nei pressi del seggiolino nella parte bassa.
Ø L’abilità del pagaiatore deve essere tale che con facilità egli deve inclinare lo scafo controllandone lo sbilanciamento ed abile anche nel raddrizzarlo.
Ø Quanto più ampio risulta il raggio di curvatura della carena (Fig. n.1), più alta risulta la stabilità finale.
Ø Un’apprezzabile immersione dello scafo contribuisce sensibilmente ad un’alta stabilità iniziale.
Ø Una sezione mediana piana contribuisce in misura ben apprezzabile alla stabilità iniziale.
Ø Un appesantimento generalizzato dello scafo ovvero una zavorra opportunamente collocata al centro di garvità. (vedi scafi larghi e scafi stretti in appresso)


SCAFI LARGHI E SCAFI STRETTI (VEDI LE FIGURE IN ALTO)

Un’altra osservazione inerente sempre alla carena dei kayak, utile ai fini della stabilità laterale, riguarda le differenze tra scafi larghi e scafi stretti .
Una volta seduti in “barca” dobbiamo considerare che due forze agiscono proprio dentro lo scafo, molto vicino a nostro busto , che sono:
· La forza del peso complessivo dello scafo, che agisce verso il basso, che chiameremo “G” rappresentandola virtualmente da un punto con freccetta rivolta verso il basso.
· La forza che spinge in su lo scafo, per effetto del galleggiamento, che chiameremo “C”, anch’essa rappresentata da un punto con freccetta rivolta verso l’alto.
Quando sono uguali peso e spinta, la posizione delle due forze coincide; si trovano, allineate sulla stessa verticale;
Quando lo scafo si inclina sul lato diventando instabile, si verifica che mentre “G” rimane nella sua posizione, “C” si allontana dal suo punto andando verso lo sbandamento laterale.
Se lo scafo si raddrizza, le due forze ritornano a coincidere.
Osserviamo di seguito il comportamento delle due forze “G” e “C” nel caso di scafi larghi e scafi stretti, nonché le correzioni da apportare per un miglioramento della stabilità , .

Gli scafi larghi sono interessati alla così detta “stabilità di forma”, poichè con lo sbandamento, spostandosi il punto “C” verso il lato dell’inclinazione , si dovrà adottare un adeguato appesantimento complessivo dello scafo, al fine di tenere più basso possibile il punto“G”.
Per gli scafi a sezione più stretta, valuteremo la così detta “stabilità di peso”, poiché il punto “C” si sposta sempre verso lo sbandamento, ma in misura ovviamente minore rispetto allo scafo più largo; più ridotto risulta quindi, lo scostamento tra le due forze “G” e “C”.
In questo caso occorrerà abbassare il punto ”G”, zavorrando opportunamente la chiglia dello scafo nel proprio centro di gravità, che “grosso modo” risiederebbe in un punto nella parte bassa del seggiolino del kayak.[1] Avremo così che si terrà “C” più in alto di “G”.[2]
Naturalmente è possibile ottenere buoni risultati se si combinano, nel migliore dei modi, le due soluzioni, tenendo anche presente che tutte le correzioni in termini di zavorre e appesantimenti di vario genere, non possono prescindere da una valutazione riferita alla stabilità longitudinale del Kayak, cioè al “beccheggio”.

CONTROLLO DELLA DIREZIONE IN COSTANZA DI PAGAIATA

Tutti i Kayak, indipendentemente dalla struttura della carena o dalla larghezza dello scafo, in presenza di vento tendono a cambiare direzione, rendendo necessario il continuo ricorso alla correzione dell’assetto attraverso manovre, con la pagaia, di spinta o di frenata, spesse volte impegnative vuoi per lo sforzo impiegato, vuoi per la durata dello sforzo stesso.
Le tecniche di costruzione degli scafi, consentono alcune soluzioni per migliorare la stabilità direzionale:
· Timone posteriore (Rudder):
La sua forma è somigliante ai timoni delle barche. Posto all’estremità posteriore dello scafo è collegato, a mezzo di cavi e staffa, con i piedi del Kayaker, il quale, attraverso l’alternanza del movimento dei piedi stessi, effettuerà le manovre di correzione. Quando non si usa, il timone si tira in su completamente, ribaltandosi all’indietro. Per le manovre di correzione, si richiede un buon livello di esperienza.
· Seggiolino scorrevole (Sliding Seat):
Trattasi di un seggiolino (usato da pochissimi) che anzichè essere fisso, è mobile e consente quindi di modificare l’assetto longitudinale del Kayak, affondando alternativamente o la prua o la poppa per trovare la migliore posizione. Si monta su scafi con un vano pozzetto molto ampio.
· Deriva mobile a baionetta e Skeg retrattile:
Le derive di cui si fa cenno, somiglianti alle pinne delle tavole da surf, sono situate verso poppa e si adoperano manovrando la loro profondità d’immersione manualmente, attraverso un cavetto di collegamento posto lungo la fiancata dello scafo.

NOTE
[1] Sulla rivista americana " Sea Kayaker Magazine", nelle pagine in cui si espongono le valutazioni tecniche dei kayak via via messi in prova, si legge che “posizionato il pagaiatore, il peso ha il suo centro di gravità localizzato a 10” (25,4 cm.) al di sopra della parte più bassa del sedile e 10” (25,4 cm.) in direzione posteriore del sedile. Il centro di gravità del “carico di nave”, coincide approssimativamente con il centro di gravità del kayak”.
[2] Per un’ ulteriore informazione circa la zavorra, si rinvia alla lettura dell’articolo di Vincente Gerardi sulla rivista “Il Kayak da Mare” a pag. 29 edizione Estate 2001.
L'articolo è stato pubblicato sulla rivista "Il Kayak da mare" - Primavera 2002

mercoledì 14 ottobre 2009

ESCHIMO ROLL DIDATTICO



Impostazione alla partenza
· Braccia: posizionate sul fianco mai portate in avanti; alquanto irrigidite specialmente nel momento del capovolgimento per evitare deviazioni della pagaia all’atto della rotazione.
· Mani: stringono il bastone della pagaia con pugni ben appoggiati sul fianco dello scafo, leggermente immersi.
· Busto: piegato in avanti insieme alla testa.
· Mento: poggiato sull’omero; (leggi anche : testa flessa sull’omero)
· Cucchiaio anteriore: appoggiato di piatto in acqua e se possibile leggermente affondato al fine di ritrovarselo già fuori acqua dopo il capovolgimento.
· Piedi: ben assestati sul puntapiedi; ginocchia: ben appoggiate sotto il ponte dello scafo; bacino e fianchi: comodamente assestati nel seggiolino.

NOTA : La Posizione di partenza, specialmente per le prime prove, deve essere alquanto rigida e tenuta tale fino all’avvenuto capovolgimento.

Dopo il capovolgimento
Rimanere irrigiditi per qualche secondo.
Controllare se l’assetto di partenza sia rimasto tale.
Tirare in su fuori acqua le braccia ; risulterà così fuori acqua anche la pagaia, constatazione questa che si accerta subito se si battono i pugni contro il bordo del pozzetto. Il cucchiaio della pagaia se non ha subito modificazione durante il capovolgimento dovrebbe risultare appoggiato di piatto sulla superficie; se ciò non si constata occorre provare a battere la pala sulla superficie dell’acqua.

MOVIMENTO DELL’ESCHIMO

· Far scorrere la pala sull’acqua ruotando il busto mantenendo il mento poggiato sull’omero.
· Giunti a circa metà dello scafo, tirare in giù con forza la pala destra ed in su la pala sinistra; nello stesso momento dare un colpo di ginocchio in su distendendo, se possibile, l’altra gamba; fianchi e bacino collaboreranno alla spinta.
· La testa, se mantenuta flessa con il mento appoggiato sull’omero, uscirà a “rimorchio”. Importante che lo sguardo sia rivolto alla pala immersa in uscita.

RICORDARE:

Una impostazione di partenza alquanto irrigidita nell’assetto complessivo.[1]
I pugni che toccano lo scafo all’altezza del pozzetto.[2]
La pala piatta sull’acqua lasciando che essa affondi senza alzarne il bordo così come indicato nella foto, pensando che ciò possa aiutare l’esecuzione del movimento, perché di fatto questa posizione rallenta lo scorrimento appesantendo la fase di riequilibrio in uscita.
Spinta della pagaia e del ginocchio.[3]
Il mento appoggiato sull’omero per la durata del movimento con lo sguardo rivolto in direzione della pala che sta uscendo dall’acqua. [4]

[1] Specialmente le prime volte.
[2] Consentono di accertare subito se dopo il capovolgimento l’assetto è stato mantenuto.
[3] Trattasi di due spinte che insieme raddrizzano o scafo.
[4] Essenziale.

IL VIDEO E' STATO PRODOTTO PER SEA KAYAKING MAGAZINE

martedì 10 marzo 2009

SPIGOLATURE QUA E LA'


RACCOLTA QUA E LA' DI:
PUBBLICAZIONI, OPINIONI, NOVITA' ED ALTRO,
AD USO DEL KAYAKER-MARINO, CHE VUOL'ESSERCI
NEL MONDO GLOBALE E FANTASTICO DEL PICCOLO NATANTE.


Quale Kayak da mare dovremmo comprare ?”
Autore : Ugo Beier
Rivista : AIKM inverno 96, pag.28

L’Autore ha sviluppato una formula per determinare approssimativamente la capacità di carico di un Kayak, avendo provato 20 modelli, tenendo conto soprattutto delle informazioni dei costruttori.
Ha quindi dedotto che:
La capacità minima di carico è il 30% del volume del Kayak indicato dal costruttore, includendo il peso dello scafo, del canoista e dell’equipaggiamento che si vuole caricare.
Quella massima, invece, è il 60%.
Esempio:
Peso Kayaker Kg.80, scafo Kg.27, equipaggiamento Kg. 40 Kg. (Tot.147);
Kayak con volume indicato dal costruttore: Litri 300
Peso minimo di carico: 30% di 300 uguale a 90 Kg.
Peso massimo di carico: 60% di 300 uguale a 180 Kg.
Siamo entro i limiti tra il minimo di 90 Kg e del massimo di 180.
UNA MIA ESEMPLIFICAZIONE :
Argomentando ulteriormente sui pesi, potremmo domandarci quale può essere il carico ritenuto “ottimale” in relazione alla stabilità del Kayak. Se facciamo riferimento ai numerosi test-prova pubblicati sulla rivista americana Sea Kayaker, circa la “stabilità” ottimale di molti modelli di kayak, i resoconti conclusivi di tali test, espressi graficamente con quattro diverse curve di stabilità numerate da 1 a 4, sono:
Curva 1 : Kayaker libre 150 (Kg.68,5) , carico zero;
Curva 2 :Kayaker libre 200 (kg.90), carico zero:
Curva 3: Kayaker libre 150 (Kg.68,5), carico 100 libre (Kg.45);
Curva 4: Kayaker libre 200 (Kg.90), carico 100 libre (Kg.45).
La curva n.3, nella stragrande maggioranza dei casi, conferma che il miglior grado di stabilità si riferisce ad un Kayaker del peso di 150 lb.( Kg. 68,5 con un carico di 100 lb. (45 Kg.), quella n. 4 viene immediatamente dopo; residuano alla fine le curve 2 ed 1.
ESEMPIO:
- Peso Kayaker Kg.71
- Peso scafo kg.23
- Peso abbigliamento indossato senza altro peso nei gavoni, 4 Kg.
In totale Kg. 98 Kg:
Se il volume del Kayak è circa 300 litri, avremo una capacità minima di carico del 30%, cioè di 90 Kg. e massima del 60%, cioè 180 Kg.
In relazione alla capacità di carico siamo tra i due valori.
In relazione poi al carico ottimale ai fini della stabilità per il caso in esame, deduciamo che, tenuto conto del peso del Kayaker di kg.71 e del peso dell’abbigliamento indossato di Kg. 4, che assommano a complessivi Kg. 75, il peso si trova al di sopra dei 68,5 ottimali di cui alla curva 3 ed al di sotto dei 90 Kg. di cui alla curva 4.
Pertanto la curva di stabilità ottimale scenderebbe, sia pure di poco, verso la curva 4 (differenza tra 68,5 e 75, pari a 6,5 Kg.), rimanendo comunque buona.
Si riportano i valori da masima altezza (picco max) delle curve di stabilità di due famosi Kayak
1 ) Capo Horn 17
By Wilderness System
Su Sea Kayaker August 2001
Curva 3 = 90
Curva 4 = 70
Curva 2 = 22
Curva 1 = 28
2) Eclipe By Perception
Su sea kayaker ctober 1999
Curva 3 = 80
Curva 4 = 50
Curva 2 = 12
Curva ! = 18

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“Capire i Kayak”
Autore : Frank Goodman
Rivista : AIKM autunno 95 pag.27

L’Autore, che è il disegnatore ed il costruttore del Nordkapp nonché
esperto Kayaker, avendo partecipato a numerose traversate e spedizioni,
nel suo articolo pubblicato sulla rivista citata, evoca le numerose esperienze vissute durante le “grandi imprese “ compiute sin dal 1975.
Nell’ultima parte dell’articolo scrive testualmente :“Quello che voglio è un Kayak che mi permetta di assaporare la natura che mi circonda, e ne consegue che un Kayak è tanto buono quanto il canoista che ci sta dentro, e "mi deve permettere di eseguire tutti i movimenti di cui ho necessità."
"Le così dette tecniche avanzate per me sono quella specie di stupide sciocchezze che alcuni canoisti fanno vedere per fare scena. Sono sicuro che li avete visti anche voi : una mano sulla pala della pagaia, il polso tutto storto che si affanna a fare all’altra estremità un sacco di schiuma nell’acqua.. Se dovete muovere le mani lungo il manico della pagaia per guadagnare appoggio, non è certo una manovra da canoista avanzato.. No, io credo che il più avanzato dei movimenti (ed il più disprezzato) sia il normale pagaiare in avanti. Una buona pagaiata in avanti garantisce la velocità e la durata nel tempo di cui un buon canoista ha bisogno, e su questo grande fondamento si possono introdurre delle sottili variazioni di angolatura delle pale che diano origine a virate ed appoggi in risposta a cambiamenti nella superficie del mare. Questo concetto del pagaiare in avanti come base di tutto il resto significa che anche un capovolgimento ed un eschimo possono essere inquadrati come sue estensioni."
A conclusione delle considerazioni sin qui espresse, l’Autore così precisa :


Affina la tua tecnica e impara qualche salvataggio, ma non fare troppoaffidamento sulle tue capacità”.

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“La disposizione dei vostri ponti riflette il vostro modo di pagaiare”
Autore: Nigel Foster
Rivista : AIKM primavera 96 pag. 36

L’Autore così precisa: “ …. anche le pagaie di riserva hanno la cattiva abitudine di svincolarsi dagli elastici se non fissate in qualche altro modo. In genere, dopo aver messo la pagaia sotto gli elastici, le avvolgo attorno a una corta cima e fisso la cima ad una linea di sicurezza. Preferisco mettere la pagaia di riserva sul ponte posteriore dove non può sollevare schizzi con le onde che arrivano a prua, ma molte persone sopportano gli schizzi per avere un accesso più facile alla pagaia sul ponte anteriore. "
" La pagaia di riserva quando è sul ponte anteriore è maggiormente soggetta a danni se si devono fare dei salvataggi.”
















venerdì 30 maggio 2008

PUNTI DI VISTA (?)


COME DEVE ESSERE “INTESO” LO SPORT PRATICATO DAL KAYAKER MARINO.


Ed a questo punto : “Apriti Cielo”. Perché……….? Perché non tutti saranno d’accordo con quanto in appresso.
In premessa si osserva che per definizione corrente, l’attività sportiva del Kayak-mare, (K-mare) viene ritenuta fondamentalmente non competitiva, cioè amatoriale, poichè “si pratica ai fini del benessere e della salute”.
Anche le numerose Mare Marathon, organizzate annualmente dai diversi club, devono considerarsi un periodico appuntamento di aggregazione, programmazione, e confronto di esperienze tra kayakers marini.
La competizione di fatto è assente, ma ogni partecipante, in una certa misura, si propone di “esserci” individualmente fra tanti, in uno scontro volutamente indiretto.
Prima della partenza ed in fase del così detto brefing, alcune regole vengono preconcordate: la prima è la formazione di gruppi di tre, quattro kayak; la seconda è la raccomandazione di rimanere abbastanza vicini “adeguando ” l’andatura del gruppo, sulla base di quella del pagaiatore più lento (così è scritto da qualche parte…….!); la terza è il fermarsi per attendere l'eventuale ricongiungimento con i ritardatari. Ma, puntualmente, diventa irrefrenabile, da parte di qualcuno, procedre avanti a tutti, correre, assestandosi così nelle prime posizioni del gruppo. Siffatto comportamento, lo fanno e/o lo tentano tutti , qualcuno abitualmente più di altri….!
I raduni, gli incontri, le marathon e le altre manifestazioni sociali, rappresentano sempre un momento felice per incontrarsi, fare amicizia, spartire, merende e bevande, parlare (sempre) di Kayak, pagaie, giubbini ecc ecc.
NOTA: Si utilizzerà spesso il termine K-mare (Kayak-mare) escludendo volutamente il termine canoa, più generico ed abitualmente attribuito alla attività fluviale.

E' perciò lo sport che può essere esteso a tutti e praticato fino a “tarda” età, senza particolari controindicazioni.
Per diventare un un buon utilizzatore del piccolo mezzo nautico e, come si dice ”vivere il mare”, a mio parere, occorrono in aggiunta a quanto visto all’inizio (……. sport finalizzato al benessere ed alla salute) altri due fattori: il primo fattore si riferisce alla distribuzione dello sforzo fisico attraverso il ritmo della pagaiata al fine di conservare le proprie energie per un lungo periodo. Il secondo fattore, si riferisce ad un uso razionale dei fattori nutrizionali (cibo ed acqua) in costanza di pagaiata.
Vero è l’assunto secondo cui una pagaiata espressa costantemente con la massima forza muscolare, non dà un maggiore e correlativo risultato utile; un eccesso di potenza finisce per spostare soltanto l’acqua e non il Kayak .
Ci si deve rendere conto, quando si pagaia , di quanto sforzo occorre per far “scorrere” bene il Kayak; siffatto convincimento, ovviamente, è conseguenza di ripetuti tentativi, ma ci sarà un momento in cui si coglierà netta la sensazione di impegnare una spinta fluida e defaticante accordandola utilmente con lo spostamento del Kayak.
Per quanto attiene al fattore nutrizionale (cibo ed acqua), và detto in premessa che lo sport del Kayak è da considerarsi “sport aerobico” in quanto svolto con intensità moderata e per una lunga durata.
Il Kayaker, pertanto, per la propria forza muscolare utilizzerà un “carburante” rappresentato selettivamente prima dagli zuccheri poi dai grassi (in presenza di ossigeno). Poiché aerobico, sono coinvolte le fibre muscolari così dette rosse, che hanno bisogno, in una prima fase, degli zuccheri (glicogeno) e dopo qualche ora dei grassi.
In pratica, zuccheri e grassi sono “bruciati” dall’ossigeno dell’aria in fase di respirazione durante la pagaiata, fornendo l’energia disponibile per un lungo lavoro muscolare.
Al contrario nelle attività di breve durata ed intensi sforzi, le fibre interessate sono le fibre bianche, sottoposte ad un processo diverso dal precedente (sport anaerobico). (1)

Anche l’acqua è essenziale poichè partecipa a molti processi metabolici e regola la temperatura corporea. La perdita d’acqua
per effetto della attività fisica dev ’essere reintegrata con assunzione di bevande e di alimenti; non ha bisogno di essere digerita ed il consumo è estremamente variabile in funzione di molti elementi come ad esempio la costituzione corporea, la intensità dell’attività sportiva, lo stile di vita ecc.ecc.
Le perdite d’aqua vanno recuperate e, salvo casi eccezionali, il bere molta acqua non comporta particolari inconvenienti.
Una regola fondamentale, però, è quella di bere ancor prima di avere sete poiché durante l’attività fisica la sete arriva tardi e bevendo soltanto al verificarsi dello stimolo, accade che su un certo deficit di acqua per disidratazione, minore è la possibilità di recupero completo. (3)

Durante la pagaiata (bere).
Per realizzare una buona ed economica bevanda, procedere nel seguente modo:
In un litro di acqua aggiungere un bicchiere di succo d’arancia o di pompelmo o di ananas, due cucchiai di miele, un quarto di cucchiaino di sale da cucina ed un quarto di bicarbonato di sodio.
La bevanda di che trattasi è ipotonica a differenza del noto Gatorade e similari, che possono considerarsi bevande ipertoniche, cioè adatte al recupero delle energie perse e quindi da assumere dopo l’intero sforzo.

(1) Le fibre muscolari sono divise in lente e veloci; denominate anche fibre rosse e fibre bianche.
Il sollevatore di pesi compie uno sforzo intenso e di breve durata, impegnando le fibre bianche;il Kayaker, il ciclista impegnano, al contrario, un lavoro continuo, Si dice che quando il muscolo si contrae, esprime solo il 20% della forza dell’atleta e pertanto saranno le fibre rosse , contraendosi, a consentire lo sforzo di lunga durata. Tratto da dal sito: Le fibre muscolari-Allenamento qualitativo-Milano
(2)NON BERE ACQUA "CRUDA" (dalla relazione del Dott. Matiotti sulla alimentazione nello sport. Conferenza tenuta a Roma il 14 Set.2002):
“ L'acqua vene assorbita nell'intestino per osmosi, processo molto lento che non mi idrata in un breve tempo. Se nell'acqua c'è un po' di glucosio e di sodio, l'intestino assorbe subito questi elementi in modo veloce e insieme si tira dentro l'acqua, ho quindi un'idratazione migliore e più efficace, mi disseto prima.Se bevo acqua senza niente mi "resta sullo stomaco", come se bevo succo di frutta o un misto dei due.Perché l'acqua venga assorbita velocemente deve contenere glucosio (ideali le maltodestrine) perché il fruttosio viene assorbito in tempi più lunghi.Lo zucchero normale è metà glucosio e metà fruttosio.

Al termine della giornata ed a terra, a scelta:
1 cartone di succo di frutta
1/2 lt. di latte parzialmente scremato
1 Una lattina di lemonsoda o oransoda miscelata con 1 litro di acqua minerale non gasata (E’ stata una mia “trovata”, che cosiglio di provare…….)
- soliti peodotti post sforzo in commercio

Durante la pagaiata (Mangiare).
A scelta ed in combinazione
Banane fresche o deidradate
Frutta secca mista
Patate : piccole bollite ( consigliate)
Krakers
Biscotti
Latte condensato
Tavolette energetiche

UN CONTENITORE PRONTO USO

Un contenitore stagno (2 o 3 litri) da tenere a portata di mano (…nel pozzetto tra le gambe…. ) in cui sistemare, prima della partenza, i cibi necessari per rifocillarsi nel corso di una sosta ovvero durante la navigazione.
Pensierino finale:
Con il Kayak, non si corrono particolari rischi di stress. Se l’attività verrà praticata in sicurezza, al termine di una giornata, anche se stanchi, si proverà un completo rilassamento ed una intensa calma interiore.